L’unica certezza è il CAMBIAMENTO
Luglio 17, 2018Tutto ebbe inizio 12 anni fa. Con un contratto. Una di quelle cose che molti miei coetanei si sognano, ancora oggi. Un contratto per una multinazionale, una delle più grosse, più stabili, più etiche che potessero esistere al mondo.
Ero incuriosita da questa proposta, io che avevo sempre lavoricchiato con l’arte e lavorato nel settore della formazione informatica, marketing, con Microsoft, e tanti nomi strani che solo a nominarli ora mi vengono i brividi.
IKEA aveva scelto me. Full time. Tempo indeterminato. Avevo 28 anni. Una svolta. Diventava possibile una stabilità, un mutuo, una carriera. IKEA mi ha risucchiata emotivamente, mi ha inglobata. Ha generato in me qualcosa che solo i migliori sanno generare: il senso d’appartenenza ad un gruppo. Mi ha insegnato valori FONDAMENTALI e PROFONDI legati all’etica, all’appartenenza, alla fedeltà, al rispetto. Sono stati anni sereni, felici. In cui dall’esterno mi veniva detto “ma voi siete una setta?”. No, non eravamo una setta. Eravamo amici e colleghi, prima di tutto.
Ma si sa, nel mondo del lavoro le persone cambiano, le situazioni anche, e si sono iniziati a rompere i primi equilibri interpersonali. Intanto crescevo. Umanamente e professionalmente. I rapporti cominciavano ad essere più selettivi, le serate fuori con i colleghi anche, ma l’azienda GIALLO/BLU mi scorreva nelle vene.
Dopo una serie di disavventure, che per starle a spiegare dovrei scrivere un romanzo, incontro mio marito. Molti di voi nemmeno lo sanno, ma mio marito altro non è che il mio primo grande amore delle elementari e medie. Foto a testimonanza (stasera mi ammazzerà).
Mio marito stravolge tutti i miei piani. Mi ha travolto, mi sono sentita a casa, ed in poco pochissimo tempo abbiamo deciso che finalmente era arrivato il momento di fermarsi. Quel fermarsi che non è tappa obbligata, ma è proprio “Ok, io scendo qua perchè da sola ho imparato a vivere ma con te al mio fianco la vita è davvero perfetta. ”
Il matrimonio è stato probabilmente il giorno più bello della mia vita. Insieme all’arrivo dei miei figli, insieme alle nostre mille case e traslochi. Il matrimonio è stato il punto in cui per davvero per la prima volta mi sono chiesta “Ilaria, ma tu cosa vuoi fare da grande?”. Io voglio essere FAMIGLIA, mi sono risposta.
Non ho un passato semplice, d’altronde chi di noi lo ha. Mai puntare il dito verso qualcuno se prima non conosci la sua storia. E la mia, di storia, è degna di Nobel. Ad un certo punto pero’ ti ritrovi a fare i conti con chi sei. Con chi se stata. Con chi ti ha amato e quanto possa averlo fatto male. Con chi ti ha generato. Con chi hai convissuto. Lavorato. Inizi a fare i conti di quante volte hai dovuto abbassare la testa, quando dentro lo stomaco esplodeva di rabbia.
Il diventare madre ti spinge oltre ogni limite umano. Tu credi di avere dei limiti, ed invece i limiti non ci sono. Puoi non dormire per tre notti di fila e stare in piedi con 15 caffè. Puoi sopportare le pene dell’inferno, quando prima una piccola iniziezione ti terrorizzava. Diventare madre ti fa salire di livello, proprio come in una partita al Nintendo (io mi sono fermata la’). Ed improvvisamente inizi a volare invece che saltare, e ti spuntano i superpoteri.
Ecco. Tra i miei nuovi superpoteri, la convinzione che un’idea possa consentirmi di vivere dignitosamente. Tra i miei nuovi superpoteri, la convinzione che nessuno stipendio al mondo valga la crescita dei miei figli. La convinzione che niente e nessuno più mi staccherà dal weekend con la mia famiglia. La convinzione che con le mie sole forze, piano piano, passo dopo passo, potrò spingermi fin dove tanti di noi leggono il terrore: la realizzazione del proprio sogno.
La convinzione che si, forse, posso farcela. O forse no. Ma che, sicuramente, non morirò senza conoscere la risposta.
Ufficialmente non sono più una dipendente IKEA, e non smetterò mai di ringraziare a sufficenza la mia “ex” azienda per avermi insegnato che nella vita nulla è certo se non il CAMBIAMENTO stesso.
Me ne vado felice. Serena. Fiduciosa. Un po’ impaurita, ma fa parte del gioco. In pace con il mondo. E con tanto futuro davanti a me. Per comprenderlo, questo futuro, dovreste entrare nel mio passato. Vi lascio con un trailer realizzato per mio padre tanti anni fa, che per molti di voi non vorrà dire nulla, ma per me vuol dire tutto:
Tutto parte da qui.
Domani, 18/07/2018, inciderò sulla mia pelle due simboli: cio’ che mi ha salvato e cio’ verso cui sono diretta. Dopodomani, nel giorno del compleanno di mio padre, potrò mostrargli che le sue radici le avro’ tutuate sulla mia pelle per sempre.